Ma i disabili fanno sesso?
Sì, è uscito un mio nuovo libro. E sì, vi aspetto in libreria per fare la rivoluzione insieme, scardinando tabù.
“Mamma, ma perché non mi hai mai chiesto nulla della mia intimità? Se mi mancasse qualcosa?”
“Perché ho sempre pensato che se tu avessi avuto qualche problema me l’avresti detto.”
Questa domanda la feci ormai un po’ di anni fa. E ammetto, in un primo momento la risposta non mi piacque molto, o comunque mi stonava. Sapeva quasi di superficialità.
Negli anni successivi ho capito che quella che mi era sembrata una mancanza in realtà era l’unico approccio sensato: quello di vedere e trattare la sessualità come qualsiasi altra sfera personale, in maniera «normale».
Ma con il tempo ho imparato anche altre cose, e l’ho fatto grazie all’amore e grazie alla fisicità, che non per forza devono essere compresenti quando sono una scelta reciproca libera e rispettosa (sì, anche nella disabilità): per esempio ho imparato ad abitare meglio il mio corpo in certi momenti, ad apprezzarlo di più, a riconoscergli una validità; ho imparato che per ogni cosa tolta ci sono comunque delle compensazioni, e che quelle compensazioni in realtà sono un valore aggiunto per chiunque e senza alcune differenze; che l’unica cosa da “accettare” è la consapevolezza che non ci sono limiti se non quello del consenso; che potersi esprimere è un diritto ed è bellissimo, a prescindere dalla forma che gli diamo.
Su tutto, però, ho capito di esser stato in qualche modo fortunato e che pure questo, il definirmi “fortunato” perché eccezione, è ingiusto: perché quando il benessere viene negato diventa un problema, e il problema di un individuo deve essere il problema dell’intera collettività, soprattutto se riguarda la maggioranza di un gruppo sociale.
Per questo ho scritto un altro libro e si intitola, per parlare di ciò che ancora oggi viene nascosto sotto al tappeto: per provare a costruire insieme a voi un pezzetto di “normalizzazione” in più, per rompere tabù e scardinare pregiudizi, sovvertire la banalità.
Con ironia, che è una cosa serissima, ma soprattutto in modo pratico e schematico, con cento risposte semplici a ciò che quasi sempre viene inutilmente complicato.
Vi aspetto. Continuiamo la rivoluzione!
Iac.
(anche in tutte le librerie)
Lo sto aspettando !
Ammetto che nella risposta della mamma mi ci sono ritrovata. Io davvero fatico a comprendere perché no. Purché questo avvenga all'interno del consenso e purché non sia a pagamento. La mia libertà e il mio diritto si fermano laddove io debbo comprare qualcuno (anche se quel qualcuno è accondiscendente).