SANREMO 2025: le pagelle della prima serata
I miei commenti ironici, pungenti, “trash”… Alle esibizioni (e non solo) del Festival!
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Inizia finalmente la prima serata del Festival 2025, già abbastanza preceduta da “cose”, forse più degli ultimi anni: tra ritiri e cambi in corsa, critiche politiche (anzi, per il non-politico!) e molta curiosità per la nuova direzione di Carlo Conti che, diciamolo, eredita comunque un successo di Amadeus che resta pesante da sostenere.
Speriamo che i problemi di audio iniziali siano stati un frizzantino “battesimo” sufficiente per tutta la settimana, di certo l’introduzione con le parole del Maestro Ezio Bosso hanno compensato facendoci dimenticare subito l’inciampo.
Come faccio ormai da qualche anno, vi terrò compagnia con un po’ di leggerezza attraverso le mie pagelle ironiche, pungenti e “trash”, per la prima volta pubblicate in questo spazio: nessuna paura, per non intasarvi la casella di posta non vi arriverà alcuna mail al riguardo, ma potrete leggerle trovando il link sui miei canali social a ogni uscita (ci farò un post) oppure andando direttamente nella home della newsletter cliccando qui.
I miei commenti live invece li pubblicherò come al solito nelle storie del mio profilo Instagram durante le varie serate.
Un’ultima cosa: da qualche anno gestisco quello che è diventato il gruppo Telegram più grande di Sanremo, se volete entrare lo trovate qui.
E ora basta introduzioni, iniziamo con la pagella della PRIMA SERATA!
🎙️ Esibizioni
GAIA (“Chiamo io chiami tu”):
Un po’ Elettra Lamborghini e un po’ replica di se stessa con “Sesso e Samba”. La voce e la presenza scenica di certo non le mancano, con una crescita pazzesca dal suo esordio, ma io sto solo sperando che non diventi l’ennesimo tarlo nella testa che ci toglieremo fra tre estati, sennò mannaggia davvero oh…
VOTO: 6,5
FRANCESCO GABBANI (“Viva la vita”):
Il look di Michael Bublé a capodanno dopo essersi mangiato Eros Ramazzotti, ma il ritornello nella sua semplicità (quasi banalità) è talmente ruffiano da sembrare una poesia, forse anche per questo abbiamo già la canzone della recita di fine anno alla scuola elementare di figlie e figli, proprio come “Supereroi” di Mr. Rain… Un abbraccio a chi è in piena sessione di esami universitari e si sente cantare “viva la vita” con un sorriso a 78 denti.
VOTO: 7
RKOMI (“Il ritmo delle cose”):
Con la “scapezzolata” iniziamo finalmente a raccogliere un po’ di punti al Fantasanremo, anzi, è proprio una dichiarazione di guerra quella di Mirko e chi se ne frega se c’ha i capelli che pare Frodo verso Mordor: pensavo molto peggio, forse sarà questa la sua rivincita dopo il 17° posto del 2022.
VOTO: 6+
NOEMI (“Se t’innamori muori”):
Quanto ci era mancato il graffio di Noemi, che potrebbe cantarmi pure la lista della spesa per quanto mi riguarda… E infatti è riuscita a rendere romanticamente straziante quello che resta tutto sommato un testo troppo semplice, ma va benissimo così. Ma poi che eleganza, signore e signori (con l’abito rubato a Chiara Ferragni e Adele)!
VOTO: 8,5
IRAMA (“Lentamente”):
Invece il vestito lui l’ha rubato a Lady Oscar, ma a parte questo dettaglio inutile io continuo sempre più a trovare la sua voce sforzata e manipolata (mentre la canzone è più o meno la stessa da dieci tentativi a questa parte che manco Di Caprio con l’Oscar). Figlio mio, vogliamo evitarli questi noduli alle corde vocali o no??
VOTO: 6
COMA_COSE (“Cuoricini”):
Lo avevo “predetto” e purtroppo avevo intuito bene, il sound dance li porta troppo distanti dalle ultime due - bellissime - partecipazioni strappacuore. Peccato dunque per il mio bisogno di certezze e di equilibri… Ma le sonorità vagamente Baustelle, nonostante il mood “Ricchi e poveri 2.0”, sono state un paracadute fatto di cuoricini, che domani inizieremo a cantare insieme ad altri cuoricini cuoricini cuoricini completamente a caso durante la giornata.
VOTO: 7+
SIMONE CRISTICCHI (“Quando sarai piccola”):
Lo avevo anticipato dall’uscita del testo, e così dopo l’inizio intimo (apparentemente incerto) è finalmente esploso in un mare di emozioni, di storie, di vissuto che troppe persone affrontano o vedono affrontare, quasi sempre senza le parole giuste in mezzo a quella disperazione che si mangia la memoria ma non l’amore. Grande Simone, abbiamo già il podio o comunque un premio assicurato, con la prima standing ovation dell’Ariston.
VOTO: 10
MARCELLA BELLA (“Pelle diamante”):
Una donna di 72 anni che tiene il palco più di tante ragazze giovani sfornate con lo stampino da qualche talent, è questo il merito che le va sicuramente dato, ma la canzone è un manifesto banalotto di un femminismo stucchevole, perfino troppo ego-riferito, per essere efficace davvero. Ci manca tanto Loredana Bertè con la sua “Pazza”, quella sì che è rivoluzione, rabbia e orgoglio. Peccato, mi sarebbe piaciuta la sufficienza alla carriera.
VOTO: 4,5
ACHILLE LAURO (“Incoscienti giovani”):
Il testo per me non ha niente di speciale, lo dico subito, essendo una storia d’amore apparentemente come tante, ma questa elegante ballata d’altri tempi strizza palesemente l’occhio a un bel piazzamento, dimostrando un’ulteriore maturazione tanto che “Rolls Royce” pare di un’epoca e di un artista fa. Per fortuna, santo cielo...
VOTO: 8+
GIORGIA (“La cura per me”):
Sanremese, pure troppo. Avrei preferito una spinta oltre la comfort zone, anche perché ormai non ha più nulla da dimostrare e può permettersi di osare e sperimentare quanto vuole: ma Giorgia è sempre Giorgia, che je vòi di’, con un talento incredibile. Il suo essere “rassicurantemente brava” la farà piazzare in alto.
VOTO 9
WILLIE PEYOTE (“Grazie ma no grazie”):
Dopo Cristicchi ha il miglior testo in assoluto, incorniciato a dovere che piaccia o meno il genere: una scoccata pazzesca a tutta l’ipocrisia di una certa parte, putacaso la solita parte. Grazie! (Ad avercene, così, nella TV di Stato…)
VOTO: 8+
ROSE VILLAIN (“Fuorilegge”):
Avevamo mezzo dubbio ed è stato spazzato via dopo due versi: la copia di “Click boom”, forse peggiore, con quel dualismo bianco/nero tra strofa e ritornello che inizia a essere ridondante, ed è un gran peccato e lo dico con dispiacere. Speravo molto meglio.
VOTO: 5,5
OLLY (“Balorda nostalgia”):
Forse la vera rivelazione di questo Sanremo, almeno per me che non l’ho mai ascoltato/seguito. Senza pretese, leggero e dolce allo stesso tempo. Intanto “la queen” Maria De Filippi si sta già sfregando le mani per una nuova canzone da mettere alle prossime storie di corna mentre si apre la busta con il filmato paraculo dei ricordi felici.
VOTO: 7
ELODIE (“Dimenticarsi alle sette”):
A parte che lei cattura tutta l’attenzione possibile anche con un rotolo di carta stagnola intorno da quanto è ipnotica ed elegante, ma poi la canzone “funziona” e soprattutto, lei, sa cantare, e no, a quanto pare non è più scontato come una volta. E io adesso mi immagino le fondamenta dell’Ariston che tremano, come ho tremato io quando a Enrico Lucci, che in sala stampa le ha chiesto se voterebbe mai per Giorgia Meloni, Lei ha risposto “Neanche se mi tagliassero una mano”.
VOTO: 8
SHABLO, GUÈ, JOSHUA, TORMENTO (“La mia parola”):
Non mi sono piaciuti, e mi son distratto troppe volte. Non ho davvero altro da aggiungere e questo lo trovo piuttosto significativo.
VOTO: 4
MASSIMO RANIERI (“Tra le mani un cuore”):
Diciamoci la verità, siamo solo invidiose/i: tra Kekko che si spacca una costola e Michielin che si sfracella una caviglia vorremmo certamente avere il fisico e l’elasticità di Ranieri. Il punto è che non siamo alle Olimpiadi e con tutto il bene che gli si possa volere, potenza ed esperienza non sopperiscono a una canzone “vecchia” in un panorama troppo cambiato: d’altronde, di Orietta Berti ce n’è una sola!
VOTO: 5
TONY EFFE (“Damme ‘na mano”):
Andrebbe boicottato anche solo per voler essere la versione maledetta di Mannarino, e comunque sappiamo che non è questo il punto della questione. Incomprensibili infatti gli applausi già prima che finisse la canzone e il complimento spiccato di Gerry Scotti: tutto molto spontaneo, certo come no.
VOTO: 1
SERENA BRANCALE (“Anema e core”):
Forse la più iconica, senz’altro una Dea. E intanto è stata l’unica a farmi davvero sculettare, perciò ha già vinto un pezzo de core (oltre alle sagre di paese del 2025, dio le benedica tutte quante e non solo quelle pugliesi). Che poi se sai arrivare al momento giusto, sprizzando energia e talento, per rubare la scena, hai già vinto.
VOTO: 8
BRUNORI SAS (“L’albero delle noci”):
Esattamente come Giorgia anche Brunori “ha fatto” Brunori: delicato nel modo giusto, orecchiabile quanto basta da non svendersi, incredibilmente poetico come sempre sa essere. Non lo ripeterò mai abbastanza, è uno degli artisti più ignorati e sottovalutati che abbiamo l’onore di poter ascoltare. Delicato.
VOTO: 9+
MODÀ (“Non ti dimentico”):
Anche loro avrebbero potuto fare di meglio, e invece sono stati prevedibili come lo zio che urla “AMBO!” al primo numero estratto al cenone di capodanno. Non lo so, forse sarebbe anche l’ora di metter via i poster dalla cameretta e diventare adulti, anziché restare “i Negramaro che ce l’hanno fatta un po’ di meno”… Perché l’estensione vocale e l’intonazione non bastano.
VOTO: 6,5
CLARA (“Febbre”):
Poi magari un giorno impareremo a non urlare “sei bellissima” e “si’ ‘na preta” («sei una pietra», affermazione partenopea rivolta solitamente a chi ha un fisico statuario) a una ragazza/donna salita sul palco principalmente per cantare… E no, sono tutto tranne che bacchettone, anche perché con Clara è difficile non avere la “febbre” per la sua bellezza. Purtroppo, però, a questo giro “non balla” come avrei sperato e occorre concentrarsi su questo, per rispetto alla sua bravura e alla musica.
VOTO: 5,5
LUCIO CORSI (“Volevo essere un duro”):
Tutta la poesia e il mondo fantastico di Lucio Corsi in questo brano, la leggerezza proveniente da un Universo chissà quanto lontano eppure dove vorrei trasferirmi subito, libero di non essere un duro né “normale”. Lucio, orgoglio toscano, si conferma un artista vero colorato fuori dai bordi. Un grazie a Carlo Conti per averlo fatto conoscere a chi ancora non lo aveva scoperto: sarà un successo quasi commovente.
VOTO: 9,5
FEDEZ (“Battito”):
Resto del parere che prima di giudicare una persona si debba camminare nel suo paio di scarpe per un bel po’ di chilometri: quello di Fedez è un testo oggi più che mai necessario, tra rabbia e disperazione, di certo uno dei migliori di questa edizione. Peccato che questa canzone, musicalmente, non sia proprio “my cup of tea”… Ma che sia per lui un nuovo inizio artistico, di ripartenza e serenità, perché bravo lo è e ce lo ha appena ricordato con questo pezzo, e chi si sorprende solo oggi dovrebbe ascoltarsi il Federico di oltre 10 anni fa.
VOTO: 8,5
BRESH (“La tana del granchio”):
Se la gioca in un testa-a-testa con Olly per la coppa «reggisenolanciato», con quella schitarrata iniziale e finale da falò sulla spiaggia tanto ruffiana quanto efficace a compensare un testo, diciamolo, molto “teen”. Ma chi siamo noi per giudicare una certa leggerezza adolescenziale? Vogliamo più drama così se ci fanno ringiovanire, altroché! (Peccato davvero per l’autotune a Sanremo, per me una vera penalità…)
VOTO: 7,5
SARAH TOSCANO (“Amarcord”):
Anche a lei dobbiamo dare il merito della “presenza” unita a una sicurezza notevole nonostante la giovanissima età (la più giovane in gara con i suoi 19 anni). Peccato che la canzone non mi abbia detto proprio niente.
VOTO: 4,5
JOAN THIELE (“Eco”):
Mea culpa, non la conoscevo, ed è stata una bella scoperta. Lei sa cantare e suonare, ha gusto e raffinatezza; il brano è interessante e ricercato, ma proprio per questo è probabilmente uno di quelli da dover riascoltare più volte per poterlo apprezzare maggiormente. Comunque tutto un altro mondo rispetto a Sarah Toscano che l’ha preceduta, e purtroppo per lei la differenza si sente...
VOTO: 7,5
ROCCO HUNT (“Mille vote ancora”):
Anche lui sembra un dejavù, nonostante per me questa sia la sua miglior canzone portata a Sanremo: resta un po’ troppo una storia risentita, anche se forse con meno luoghi comuni forzati e con qualche passaggio interessante. Qualche, eh, non esageriamo… (Sulla consueta polemica per la lingua napoletana, invece, solo due parole: che noia).
VOTO: 6,5
FRANCESCA MICHIELIN (“Fango in Paradiso”):
Avrei voluto abbracciarla dalla paura del linciaggio di Carlo Conti, veloce come un treno di “quando c’era LVI”, per avergli fatto perdere 2 secondi sulla scaletta a causa dell’inghippo iniziale… A parte questo, qualcuno le ricordi che ha una caviglia acciaccata, per carità, che deve arrivarci a sabato sana e forte come la bomba che è con questo brano!
VOTO: 8
THE KOLORS (“Tu con chi fai l’amore”):
Pure loro la stessa canzone da non so quanti anni (con un testo praticamente inesistente), anche se stavolta abbiamo forse la hit estiva più conclamata delle altre. A loro va il merito di svegliarci alle una di notte per vedere la classifica parziale, che comunque non è poco.
VOTO: 7-
⏸️ Pause
♥️ Momento Ezio Bosso e Fabrizio Frizzi:
La quota necrologio “funziona”, ahimé, sempre, ma stavolta ho trovato questi due omaggi sinceri e doverosi seppur per motivi diversi: l’apertura con le parole di Ezio Bosso a omaggiare la musica, e l’emozionante voce di Fabrizio Frizzi in mezzo alle amicizie di sempre. Una bella pagina televisiva percepire la commozione generale.
GIUDIZIO: emozionante.
☮️ Momento di Noa e Mira Awad:
Chissà cosa penserebbe John Lennon nel sentire la sua “Imagine” così inflazionata per un messaggio pavido e insipido, giusto per parlare di “guerre” ma non di “genocidio”, giusto per stare al centro e non prender parte, giusto per sembrare buone e buoni ma non giusti, parlando di crimini ma senza fare nomi (con la cornice del Papa, poi)...
GIUDIZIO: evitabile.
🥁 Momento Jovanotti:
Giusta scelta quella di iniziare con le canzoni più energiche, tra “L’ombelico del mondo” e “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang” (uno spettacolo sono state tutte quelle percussioni fuori dall’Ariston, peraltro suonate anche da molte donne)… Pensa poi però addormentare chiunque subito dopo, con il monologo insieme a Gianmarco Tamberi, e soprattutto sentirlo parlare di problemi e di paura dopo il duetto Palestina-Israele…
GIUDIZIO: pausa pipì.
👗 Il miglior outfit
ROSE VILLAIN
⭐️ La migliore esibizione
LUCIO CORSI
📋 Conduzione
CARLO CONTI: senza infamia e senza lode, tipico del suo stare “in mezzo” senza mai sbilanciarsi perché sia mai essere un tantino scomodi (delle sue scelte “politiche” per questo Sanremo abbiamo già parlato abbastanza…). Mi è sicuramente mancata la bravura di Amadeus unita alla complicità con Fiorello, ma forse dare centralità alla musica è stato il cambiamento che ci voleva anche se un po’ troppo “vecchia scuola” per i tempi che sono. Apprezzabile il ritmo forsennato per non chiudere tardissimo, a parte la fatica assurda che mi ha fatto fare per scrivere ‘ste pagelle… (Una menzione speciale alla sigla scelta: orribile).
GIUDIZIO: grigio (non certo per l’abbronzatura).
ANTONELLA CLERICI: scelta comoda, è stata a casa propria in tutti i sensi. Forse, e dico forse, avrei dato spazio a “nuove proposte”, che magari avrebbero evitato certe gag e battute sciocchine (quella su Ligabue per nulla rancorosa, eh?).
GIUDIZIO: nazionalpopolare.
GERRY SCOTTI: l’unico guizzo divertente della serata in più occasioni, come sempre sa il fatto suo con anche una dose di autoironia riuscendo a mettersi in gioco senza annoiare. Speriamo che la RAI sia abbastanza furba da proporre a lui una delle prossime conduzioni.
GIUDIZIO: necessario.
💐 La mia TOP 5
SIMONE CRISTICCHI
LUCIO CORSI
BRUNORI SAS
GIORGIA
FEDEZ
🌼 Il podio che ipotizzo
SIMONE CRISTICCHI
GIORGIA
ACHILLE LAURO
PS: ricordo che le mie pagelle sanremesi sono un modo leggero per intrattenere chi mi segue senza alcuna velleità tecnica, basandomi puramente su gusti puramente personali (e un po’ di sana goliardia).
Ti ho letto con molta attenzione anche perché non guardo Sanremo . Come al solito sei al top. 😘