Quanto ci è costato liberare Cecilia Sala?
Abbiamo pagato un prezzo davvero caro per la liberazione della giornalista dall’Iran, e ora vi racconto quale.
“E anche stavolta paghiamo noi…”
“Chissà cosa diranno adesso i sinistri.”
“Cecilia Sala disse che i Marò non andavano liberati, ipocrita!”
Uff, non so manco da dove iniziare… Proviamo da questo screenshot ricevuto sotto un mio post di Facebook:
Si tratta dunque dell’ultima affermazione, andando a paragonare due militari, che potenzialmente possono uccidere una persona (al di là del caso specifico dei Marò su cui non voglio entrare sennò finiamo dopo domani), a una giornalista (peraltro inviata di guerra, e che quindi la vita la rischia anziché toglierla).
Sarò sintetico: questo accostamento è alquanto stupido, giusto per usare un eufemismo… E già questo dovrebbe chiudere la questione Marò.
Quindi la chiudiamo? Sì, la chiudiamo.
Passiamo ora alla questione economica:
Sostenere che Cecilia Sala sia stata liberata a spese dei cittadini fa sorridere, soprattutto se consideriamo che chi commenta in un certo modo, nella maggior parte dei casi, dimostra scarsissima correttezza grammaticale: si potrebbe dire che l’eventuale spesa per la liberazione di Cecilia Sala (comunque non resa pubblica nella sua cifra, quindi chissà il Giampietro di turno dove l’avrà letta…) sia stato un investimento decisamente migliore, salvando una vita umana, rispetto a quello dell’istruzione scolastica “gratuita” per certi soggetti (che le vite umane, davanti a certi obbrobri linguistici, le mettono quasi a dura prova, anche attraverso la miseria di valori diffusa…):
Che poi, dico io: nessuna persona ha raccomandato Cecilia Sala nel suo lavoro, perciò qualsiasi “Laura” di turno avrebbe potuto fare carriera al posto suo ed esser considerata come lei (cito, “cacata”)... Perché dunque non l’hanno fatto? Per vigliaccheria o per la mancanza di quella bravura innegabile che caratterizza Cecilia?
Sempre a giudicare dalla forma in cui scrivono, penso di sapere la risposta…
Senza però fare del facile bullismo (spero comprenderete il mio tono sarcastico come legittima difesa dalla cattiveria altrui), la povertà d’animo di chi pensa che una vita umana, a maggior ragione se innocente, non meriti salvezza solo per una questione economica mi fa rabbrividire. Che poi chissà di quali cifre staremo mai parlando (eventualmente, eh): cinque centesimi a testa? E davvero, con tutte le tasse che paghiamo per dei servizi pubblici di pessima qualità o addirittura inesistenti, vogliamo fare le pulci al bilancio pubblico per un’operazione che non solo riguarda la tutela di una persona ma anche la difesa della libertà di stampa?
Pazzesco…
Un altro tipo di commento, l’ultimo che vorrei trattare, è forse quello più esilarante, solitamente espresso da profili umani tendenti a destra, se non proprio in fondo a destra, un po’ come i WC dei ristoranti: accuse indirizzate alle persone di sinistra riguardo il presunto non voler riconoscere il grandissimo lavoro svolto dal Governo Meloni per riportare Cecilia Sala a casa:
Ora, io ve lo giuro, se potessi mi alzerei in piedi a fare un grande applauso alla Presidente Meloni! Oppure mi inginocchierei, sempre se potessi, baciando a terra gridando:
“GRAZIE ITALIA! GRAZIE NAZIONE! GRAZIE PATR…”…
Okay, no. Anche se potessi non lo farei, e provate a indovinare perché?
No, non perché io sia di sinistra (sinistra-sinistra), e quindi all’opposizione (soprattutto della destra-destra)… Ma perché il nostro Governo ha svolto semplicemente il proprio dovere: ovvero la nostra classe politica ha fatto esattamente quello per cui è pagata.
Certo, lo so che al giorno d’oggi pare un miraggio vedere qualcuna o qualcuno al Governo che lavori davvero, soprattutto a destra tra una diretta Instagram e un selfie mentre si addenta un panino con la mortadella al Festival di Zola Pedrosa (salutiamo tutte le amiche e gli amici bolognesi)… Eppure, strano ma vero, a volte succede. E non dovremmo commuoverci, prostrarci o sentirci delle persone debitrici: a partire da Cecilia Sala che si trovava in Iran per lavoro e non in vacanza (e anche se fosse stato quest’ultimo il motivo del suo viaggio di certo non sarebbe cambiato il dovere di riportarla a casa).
Quindi, venendo alla domanda nel titolo di questo articolo (lo so che mi avete letto solo per saperlo): quanto ci è costato liberare Cecilia Sala?
Tanto, tantissimo. Un prezzo davvero caro.
Quello di scontrarci con una realtà della quale troppo spesso ci dimentichiamo, fatta di egoismo, cattiveria, insensibilità… Il tutto, a volte, per cinque miseri minuti di visibilità.
Ciò che ci tiene viva la speranza, però, è che nel portafoglio della vita siamo ancora in tante e in tanti a conservare la moneta dell’umanità e del buon senso: e quella, noi, non la baratteremmo per nessuna cifra al mondo.
Bentornata a casa Cecilia Sala!
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Tra le altre sfaccettature ho notato nel tempo, dovessi sbagliarmi ditemelo, che non ho mai letto commenti simili per persone che vengono trattenute/arrestate/rapite mentre sono in altri Paesi per lavori considerati ‘normali’ (passatemi il termine) come imprese di costruzione, petrolifere etc. Si vede che sono più degne di essere liberate rispetto giornalisti, cooperanti o altri “che se la sono andata a cercare”.
Io ti adoro, un pezzo preciso, puntuale e attento. Hai detto quello che c’era da dire dritto al punto.
La verità punge e dà fastidio, ma quanto fa bene.
Grazie.