Le "sei donne" nello spazio non c'entrano nulla col femminismo
Le risposte della scienza sul lancio di “Blue Origin”, tra costi offensivi verso la parità di genere, danni all’ambiente e pink-washing ipocrita.
Dopo la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2022 di annullare la sentenza Roe v. Wade, che garantiva il diritto federale all’aborto, la legislazione su questo tema è tornata nelle mani dei singoli Stati americani: attualmente sono 12 quelli che vietano l’aborto in quasi tutte le circostanze, tra cui Alabama, Arkansas, Idaho, Indiana, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas e West Virginia. In altri, come Florida e Nebraska, è invece consentito abortire solo entro soglie temporali molto restrittive, rispettivamente sei e dodici settimane, con eccezioni limitate.
Ma perché ve ne parlo oggi? Per evidenziare le contraddizioni e le ipocrisie di quanto accaduto lo scorso lunedì 14 aprile, ma andiamo con ordine…
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La missione spaziale NS-31 di “Blue Origin”, che ha portato nello spazio l’equipaggio composto da Katy Perry, Gayle King, Aisha Bowe, Kerianne Flynn e Amanda Nguyen, è stata presentata come un simbolo di empowerment femminile: loro stesse, tutte miliardarie e quasi tutte figlie o sorellastre a posteriori del capitalismo, hanno sostenuto di averlo voluto fare “per ispirare le donne”. Sì, ma quali? Le comuni casalinghe? Oppure le segretarie? Insegnanti? O magari le vere ingegnere o fisiche che con certi temi lavorano ogni giorno?
Ecco chiarito il motivo della mia introduzione: in un contesto in cui i diritti fondamentali delle donne, come l'accesso all’aborto e in generale la tutela dei diritti riproduttivi, la parità salariale e molto altro ancora, sono sempre più limitati in molte parti degli Stati Uniti, occupare giornali di tutto il mondo con una narrazione pseudo femminista in piena operazione di pink-wasking non è certo lo specchio di cui si ha veramente bisogno, per di più se consideriamo l’enorme impatto ambientale che comporta il turismo spaziale (perché di questo si parla, nei fatti).
Ma torniamo al nostro piccolo scorcio delle condizioni attuali: alcuni Stati stanno proponendo Leggi che equiparano l’aborto all’omicidio, con potenziali conseguenze penali sia per le donne che per il personale medico coinvolto. Queste restrizioni hanno un impatto sproporzionato soprattutto su chi ha un basso reddito e sulle minoranze, che spesso non hanno nemmeno le risorse per viaggiare e spostarsi nei luoghi in cui l’aborto è legale.
Pertanto, mentre si celebrano simboli di progresso come le presunte “missioni spaziali femminili”, moltissime donne continuano ad affrontare sfide significative nell’accesso ai loro diritti basilari per l’assenza di politiche concrete. Ma ehi, sei ricche hanno potuto fluttuare per 11 minuti in nome della libertà di tutte le donne: non sentite anche voi odore di emancipazione? No, eh? Vabbè, andiamo avanti… (ma prima, se volete accollarvelo, vi lascio il video da 1 ora e 20 minuti del lancio)
Le principali critiche
Come dicevo, sebbene questa operazione milionaria sia stata presentata come un simbolo di progresso femminile, molte persone (non solo celebrità, ma soprattutto esperte ed esperti al riguardo) hanno messo in discussione la sua autenticità e rilevanza. Tra le principali critiche mosse troviamo:
Superficialità e simbolismo vuoto: Moira Donegan, in un articolo sul The Guardian, ha definito il lancio di lunedì una “parodia del femminismo”, criticando la scelta di includere celebrità come la cantante Katy Perry e la giornalista Lauren Sánchez (non a caso, diciamolo, compagna di Jeff Bezos…) in un’iniziativa presentata come femminista ma che in realtà è priva di reale sostanza, sottolineando come l’enfasi su trucco e glamour abbia ridotto l’evento a un esercizio di vanità piuttosto che a un autentico progresso per le donne;
Spreco di risorse e insensibilità sociale: Emily Ratajkowski ha aggiunto il suo disgusto verso la missione definendola “un esempio di spreco di risorse in un momento in cui molte persone affrontano difficoltà economiche” per un volo durato solo 11 minuti, evidenziando la contraddizione tra la celebrazione della Terra e l’impatto ambientale delle attività spaziali;
Ipocrisie ambientali: Molte altre persone hanno ricordato che “Blue Origin” è finanziata da Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, un’azienda spesso accusata di pratiche non sostenibili, perciò ritorna evidente la contraddizione in fatto di sostenibilità e rispetto per l’ambiente;
Accesso elitario e mancanza di merito: Solo due delle sei partecipanti avevano un background scientifico (in realtà, io direi una, ovvero Amanda Nguyen, una ricercatrice nel campo della bioastronautica, mentre Aisha Bowe, per quanto ex scienziata della NASA, è ormai anche lei un’imprenditrice che in qualche modo beneficia del capitalismo), mentre tutte le altre sono state selezionate per la loro notorietà o per legami personali (soprattutto, come già detto, Lauren Sánchez), con quindi una totale assenza di meritocrazia in questa iniziativa, ai danni appunto dell’effettivo messaggio di empowerment femminile;
Reazioni sarcastiche e ironiche: Ci sono poi state celebrità come Amy Schumer e Olivia Wilde che hanno deriso la missione sui social media, evidenziando la percezione di superficialità e mancanza di sostanza dell’evento. Nello specifico, la prima ha pubblicato un video in cui tiene in mano un giocattolo di Black Panther e dichiara “Ragazzi, mi hanno aggiunta all'ultimo secondo per andare nello spazio, e sto andando nello spazio”, per poi continuare dicendo che l’oggetto non aveva alcun significato per lei, ma era nella sua borsa quando ha ricevuto il messaggio mentre era in metropolitana, sottolineando la percezione di superficialità dell’iniziativa; la seconda ha ripostato un meme che mostrava Katy Perry mentre baciava il suolo dopo il ritorno dalla missione, aggiungendo la didascalia “Un miliardo di dollari ha comprato dei bei meme, immagino”, riflettendo le critiche sull’elevato costo della missione e sulla sua percepita inutilità in un periodo di crisi globali.
Le cifre “spaziali” di un certo “femminismo”
Preciso subito che il costo esatto di questa missione non è stato divulgato ufficialmente, tuttavia le stime basate su informazioni disponibili indicano che il prezzo per un singolo posto a bordo del razzo suborbitale “New Shepard” varia tra i 200.000 e i 475.000 euro, con casi documentati in cui si è arrivati fino a 28 milioni di dollari per un singolo biglietto durante un’asta nel 2021.
Come se non bastasse, la società pare richiedere un deposito rimborsabile di 150.000 dollari per prenotare un posto su un volo futuro, e anche se non è chiaro se tutte le partecipanti a NS-31 abbiano pagato per il loro volo, ci sono fonti che suggeriscono che alcune passeggere potrebbero aver volato gratuitamente mentre altre avrebbero coperto i costi del biglietto. Ad ogni modo, questo non sposta di un centesimo il costo economico totale dell’operazione, a prescindere da chi l’abbia finanziata.
In sintesi, considerando questi dati, possiamo affermare che il costo complessivo potrebbe aggirarsi tra 1,2 e 3 milioni di euro a seconda delle tariffe individuali applicate. Un investimento di certo offensivo in un periodo critico per molte donne negli Stati Uniti, e no, la scusa del “se possono permetterselo buon per loro” non vale: qui non si parla di invidia sociale sulle possibilità economiche altrui, qui si tratta di totale disconnessione dalle reali sfide sociali e politiche che con cifre simili si sarebbero potute affrontare un po’ meglio investendo su progetti, servizi, ricerca e quant’altro.
Emissioni e impatto atmosferico
Cosa dice il buon Bezos al riguardo? A quanto pare, secondo le fonti ufficiali, il New Shepard, che viene alimentato da idrogeno e ossigeno liquidi, emetterebbe soltanto vapore acqueo durante il volo, senza emissioni dirette di CO2: nonostante questo, esperti atmosferici hanno contestato questa affermazione sottolineando che la combustione ad alta quota produce anche ossidi di azoto (NOx) che possono danneggiare lo strato di ozono. Inoltre il vapore acqueo rilasciato nella mesosfera può contribuire comunque all’effetto serra poiché l’acqua in quelle altitudini agisce come gas serra perfino più potente della CO2!
A tal proposito, secondo alcune stime fatte, un singolo lancio del New Shepard può generare circa 50 tonnellate di emissioni equivalenti di CO2: questo valore è paragonabile alle emissioni che una singola persona appartenente al miliardo più povero della popolazione mondiale produrrebbe nell’arco della sua intera vita.
Cosa ci dice tutto questo? Che sebbene l’impatto ambientale di un singolo volo possa sembrare limitato, l’aumento della frequenza dei lanci turistici spaziali porterebbe ad avere effetti significativi sull’atmosfera, considerato anche che le particelle di fuliggine rilasciate dai razzi nella stratosfera hanno un potere riscaldante fino a 500 volte superiore rispetto a quelle emesse a livello del suolo.
Conclusioni
È evidente come tutto questo si possa ridurre a un’operazione fatta di pink washing e ipocrisia, in cui si celebrano «sei donne» (cito i vari titoli di giornale) miliardarie e privilegiate per aver compiuto la “straordinaria impresa” di un giretto che è durato giusto il tempo di far cantare a Katy Perry “What a wonderful world” di Louis Armstrong.
Nessuna causa a monte, nessuna missione da compiere e quindi nessuna utilità se non l’auto-celebrazione. Così, mentre il nostro Pianeta va letteralmente in fumo, il capitalismo ha vinto ancora una volta, e adesso ci ha pure fatto “ciao ciao” da molto lontano, perculandoci più di sempre, a bordo di un mega razzo.
Tutto molto normale. Tutto molto quotidiano. Tutto molto in favore della “donna media” e, soprattutto, della parità… No, scherzo. Tutto molto estremamente triste.
Anzi sono l’antitesi del femminismo , sono quello che vanifica anni di lotte 🤬🤬🤬
Solo l'ennesima manifesta esibizione di potere, di ricchezza, di disprezzo della realtà in cui vive la gente vera.
Al confronto, le 2700 paia di scarpe di Imelda Marcos, che ai tempi hanno suscitato scandalo, sono una barzelletta sciocca.