Elon Musk e quel suo braccio che scuote la politica e la democrazia globale
Possiamo davvero archiviare un gesto così carico di significati storici e culturali drammatici come una semplice svista, un movimento istintivo o incontrollato?
L’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti è stato un evento già di per sé polarizzante. A catalizzare ulteriormente l’attenzione, però, è stato ancora una volta Elon Musk, presente alla cerimonia in quanto neo-nominato amministratore del Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), un ruolo creato praticamente per lui.
Oggi però tutti (o quasi) i media del mondo stanno parlando dello scalpore suscitato da un suo gesto più che controverso, compiuto ben due volte durante il proprio discorso, sollevando interrogativi inquietanti sul significato e sul peso dei simboli nella sfera pubblica.
☕️ Prima di continuare la lettura, se ti va, sostieni questo spazio gratuito e indipendente offrendomi un caffè: basta poco, grazie!
Il gesto che ha diviso l’opinione pubblica
Durante il suo intervento, infatti, Musk si è portato la mano destra sul cuore e poi ha alzato rapidamente il rispettivo braccio, stendendolo, in una posa che, diciamolo, ha ricordato chiaramente il tipico saluto nazista.
Per chi se lo fosse perso, vi lascio il video:
La reazione è stata immediata e feroce, interpretando quel gesto come un oltraggio ai valori democratici che lo stesso Musk ha dichiarato durante la cerimonia di voler rappresentare, ringraziando elettrici ed elettori per la possibilità concessa. Così, anche la politica non è ovviamente rimasta in silenzio.
Jerry Nadler, deputato statunitense, ha definito l’accaduto “un giorno che non avremmo mai voluto vedere”:
Al tempo stesso l’Anti-Defamation League (ADL) ha cercato di smorzare i toni parlando di un possibile malinteso legato all’entusiasmo del momento:
C’è poi un’altra interpretazione “in sua difesa”: buona parte della comunità di persone nello spettro dell’autismo (il CEO di Tesla ha dichiarato più volte di essere Asperger) ha tradotto quel gesto come un “normale” movimento scomposto, vista anche l’espressione contratta del volto che lo ha accompagnato, riconducibile appunto alla sua neurodivergenza (un po’ come i gesti involontari associati allo “stimming”, attuati per scaricare tensione o eccitazione).
Ma il punto di tutto questo è: possiamo davvero archiviare un gesto così carico di significati storici e culturali drammatici come una semplice svista, un movimento istintivo o incontrollato? E soprattutto, cosa rappresenta il fatto che un uomo del calibro di Musk non sembri pienamente consapevole dell’impatto delle sue azioni e di ciò che comportano, anche a livello simbolico?
L’ambiguità di Elon Musk
Il “buon” Elon, che più passa il tempo e più assume le sembianze del villain della storia, non è certo nuovo a polemiche: le sue posizioni provocatorie, il suo uso impulsivo dei social (soprattutto, ovviamente, del suo giocattolo “X” che sta ormai cucendo a suo piacimento per estremizzare la visibilità di idee sempre più intolleranti) e la sua propensione a sfidare i limiti del politicamente corretto lo hanno reso una figura alquanto divisiva, ma ciò che differenzia questo specifico episodio dai precedenti è la natura del contesto.
Adesso non stiamo parlando di un tweet controverso o di una decisione aziendale poco etica, di un’opinione personale non condivisibile o dell’ennesimo accordo schiaccia diritti, ma di un gesto pubblico compiuto durante una cerimonia seguita in tutto il mondo per la sua importanza geopolitica globale.
Tralasciando la “motivazione autismo” sulla quale non avremo mai certezze ma, ehi, lasciatemi dire che mi puzza tanto di arrampicata sugli specchi pietistica… Se il gesto è stato davvero involontario e istintivo, come sostiene l’ADL, metterebbe in luce un problema per certi versi ancor più profondo, ovvero l’incapacità di Musk di riconoscere il peso dei simboli in un’epoca in cui ogni azione pubblica può essere amplificata, interpretata e manipolata.
In sostanza, in un momento storico in cui i movimenti di estrema destra stanno riemergendo in molte parti del mondo, prendendo piede anche nella nostra cara e democratica Europa, un atto del genere non può essere semplicemente liquidato come un “errore goffo”. Non se sei uno degli uomini più influenti e potenti del Pianeta, al punto da dichiarare di poter conquistare Marte nel giro di pochi anni.
Il silenzio che urla
In tutto ciò resta pesante, come una conferma delle accuse, il silenzio di Elon Musk che (al momento) non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito, in modo da spiegare ufficialmente l’accaduto né sul fronte del reale equivoco né per assumersi la responsabilità del proprio gesto “nostalgico”.
D’altronde anche questo atteggiamento non fa che rafforzare la percezione di un uomo troppo concentrato su se stesso, e dunque decisamente poco attento al contesto politico e sociale in cui si muove. E no, qui l’autismo non c’entra niente: si chiama “ego”.
Un simbolo del nostro tempo?
Dopo quanto accaduto, a prescindere da quale sia la causa di quell’orribile braccio alzato, abbiamo il dovere di sollevare interrogativi più ampi sul rapporto tra potere, responsabilità e simboli. Musk, con il suo nuovo ruolo governativo, è diventato non solo un leader tecnologico ma anche un attore politico con un’influenza enorme (come se già prima non ne avesse…).
Può dunque un uomo così consapevole del potere della comunicazione, tanto da averla dominata, ignorare l’impatto delle proprie azioni pubbliche permettendosi un simile “incidente” isolato? “Un errore di comunicazione”, si direbbe oggi? No, non può, e ritenere il gesto di Elon Musk non studiato, non voluto, non preciso, rimane a parer mio un’enorme superficialità.
Per questo dico che ieri Musk ha incarnato le contraddizioni del nostro tempo, in cui il confine tra il serio e il banale, tra il simbolico e il superficiale, è sempre più sfumato. Assuefatti, quasi, da simili logiche di potere che permeano giorno dopo giorno la nostra quotidianità.
Tuttavia, proprio perché viviamo in tempi così complessi (e bui), le figure pubbliche hanno il dovere di restare estremamente attente alle implicazioni delle loro azioni. Altrimenti tutto diventa vuoto e privo di significato per la percezione altrui pur avendone (eccome), ma soprattutto giustificabile.
Conclusioni
A prescindere dalla natura del gesto, che comunque ha fatto tremare le democrazie di tutto il mondo (ed è solo l’inizio…), quanto accaduto è un monito per chi detiene potere e influenza: in un mondo ormai inter e iper connesso, dove ogni gesto porta un messaggio e lo fa alla velocità della luce, in cui immagini e gesti viaggiano attraverso confini culturali e geografici, la responsabilità personale e delle proprie azioni non può essere delegata né sminuita. La consapevolezza simbolica non è più un’opzione ma una necessità: non si tratta solo di evitare fraintendimenti, ma di riconoscere che ogni espressione contribuisce a costruire il tessuto di valori e narrazioni che plasmano il nostro tempo.
Viviamo in un’epoca in cui il significato dei simboli è sempre più fluido, ma al tempo stesso incredibilmente potente: la sfera pubblica non è mai neutrale e ogni azione, soprattutto da parte di figure influenti, è inevitabilmente carica di significati, interpretazioni e responsabilità.
Elon Musk, con la sua notorietà e intelligenza (perché, sia chiaro, non negherò mai il suo genio, al di là degli obbiettivi personali che si distanziano totalmente dai miei valori, e dell’idea che il genio dovrebbe essere usato a parer mio in ben altri modi), ha il dovere di fare meglio, e non solo come imprenditore e innovatore ma anche come simbolo delle scelte che guidano la società globale. Insomma, come essere umano, perché il potere di un leader non risiede solo nelle sue azioni concrete ma anche nella capacità di incarnare una visione coerente e responsabile del mondo.
In attesa di chiarimenti, ammesso che arriveranno, ci resta una domanda: chi vigila sui simboli e sui messaggi che ci guidano, se neppure le figure più potenti del mondo sembrano comprenderne la portata? Chi tutelerà, e quando si tuteleranno, i princìpi democratici di libertà, parità e dignità, sempre più sottomessi al Dio denaro?
In un tempo così fragile, dove la memoria storica si intreccia con le tensioni del presente, il peso dei simboli non può essere sottovalutato. Ecco perché un’altra vera sfida, oltre a evitare che certi episodi si ripetano, è quella di costruire una cultura in cui il significato dei simboli venga discusso, compreso e valorizzato, dato che questi ci definiscono, raccontano chi siamo e chi vogliamo diventare.
Nel frattempo c’è da avere paura, e pure tanta, se siamo arrivati a normalizzare uno dei simboli peggiori della storia, accogliendolo con uno scrosciante e fragoroso applauso.
quello era un saluto nazista. Non c'è nient'altro da dire.
Trump e Musk...dio li fa e poi l'appaia si dice in Toscana. Purtroppo siamo in mano a una classe politica tendente al fascismo in Italia, Europa e ora anche in America. Se non si comincia a reagire (soprattutto i giovani) siamo rovinati.