KAIROS - di Iacopo Melio

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Diario notturno #2 — Sguardi addosso

Diario notturno #2 — Sguardi addosso

Oggi abbraccerei il me dei quattro o dei sei anni, gli direi che quello che ha fatto è il primo seme per una vita germogliata di sovversioni, ribaltamenti e cambi di prospettive necessari.

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Iacopo Melio
mag 24, 2025
∙ A pagamento
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Diario notturno #2 — Sguardi addosso
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📝 “Diario notturno” è la mia rubrica scritta di getto e di fila nelle ore più piccole, senza riletture e correzioni, per liberare nel buio i pensieri più intimi. Uno spazio che non ha alcuna utilità se non quella di parlare a me stesso. Se la stai leggendo significa che hai attivato l’abbonamento alla mia newsletter, perciò grazie del tuo supporto!


25 maggio 2025
Ore 00:12

Caro diario…
Finalmente tutti dormono e i quaranta metri quadri nei quali scappo quando posso sono pieni di silenzio, mentre fuori il mare canta così forte che pare sbattere contro le finestre e bagnarle della sua poesia.

Oggi il vento era invece leggero sulla pelle, delicato da infilarsi quasi, con acuta precisione, tra le mie dita intrecciate a quelle di V. mentre camminavamo accanto. Due piedi e sei ruote sull’asfalto di un maggio abbastanza caldo da profumare d’estate, mai troppo vicina eppure costante in un modo diverso. A volte penso di averla dentro, incastrata tra le mie costole rinsecchite: in fin dei conti l’estate è uno stato d’animo, un po’ come la pizza, con la differenza che la prima si può masticare quando si vuole se si è capaci di coltivarla, con tempo e pazienza, mentre l’altra finisce con l’ultimo morso (come finiscono quasi tutte le cose belle). Non so se sia ubriaco del tè bevuto dopo cena, che quando è tardi mi rende irrequieto, o se dei baci soffiati davanti a quelle onde che sanno più di me di quanto sappia io… Ma c’è un pensiero che mi si è ancorato stanotte: dove vanno i miei “passi”? Le due linee parallele tracciate dalle ruote sul bagnasciuga, si incontreranno davvero da qualche parte, al largo degli sguardi indiscreti? Quelli pesanti di curiosità e giudizio e proiezioni mentali di chi mi osserva, talvolta di sbieco e talvolta spudoratamente dritto, come una lancia scagliata nel costato. Figurarsi quando amo, in pubblico, colpevole di vivere. Eppure ho imparato da piccolo a sopravviverne con un gioco di fantasia: immaginando di essere famoso, una star per qualche merito, ciò che era invadente mi appariva subito un privilegio, un onore, qualcosa di cui andarne fiero e che apparteneva a me soltanto e non alle altre persone. Quegli sguardi indiscreti erano un premio e non un disturbo.

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