Cannabis e nuovo codice della strada, tra bugie e pregiudizi
Perché l’impatto di una criminalizzazione massiva sarebbe disastroso in primis su tribunali, carceri e persone malate.
Il 14 dicembre 2024 è entrato in vigore il nuovo codice della strada voluto fortemente dal Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.
Le modifiche introdotte all’art. 187 prevedono il ritiro immediato della patente, la sospensione da uno a due anni e la eventuale revoca per 3 anni (che si aggiungono all’arresto fino a 1 anno e alla multa fino a 6mila euro) per il guidatore che risulti positivo a un test antidroga. Mentre per l’alcool bisognerà continuare a dimostrare il superamento di una soglia che prefigura lo stato di ebbrezza (0,5 mg/l), per tutte le altre sostanze basterà la semplice positività ai test.
Giusto, direte voi, chi guida sballato è un pericolo. Peccato però che la mera positività non implica l’essere in stato di alterazione. E di conseguenza non implica essere un pericolo alla guida, come ribadito da un’ampia letteratura giuridica in questi anni, e da ultimo da una sentenza della Corte di Cassazione (sent. 40543/21). Ciò vale specialmente nel caso dei cannabinoidi che con i test salivari sono rilevabili fino a 80 ore dopo l’uso, e addirittura sono riscontrabili, in determinate circostanze, falsi positivi con l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e con canapa light (con THC sotto lo 0,3%, dunque non una sostanza psicotropa).
Ma i paradossi del nuovo codice della strada non finiscono qui. Una questione rilevantissima riguarda chi si cura con la cannabis. Infatti, non sono previste deroghe per i pazienti con regolare prescrizione medica, nonostante l’uso terapeutico della cannabis sia legale dal 2007, con oltre 1,4 milioni di grammi distribuiti nel 2023. E ancora: gli strumenti di rilevazione in dotazione alle forze dell’ordine non sono uniformi, e presentano diversi livelli di rilevabilità (cut-off) e dunque di imputabilità: 10 ng/ml per i carabinieri, 25 ng/ml per la polizia. Per capirci: se ti fermano i carabinieri hai più possibilità di risultare positivo che se ti ferma la polizia.
Insomma, in Italia ci sono 6 milioni di consumatori di cannabis e l’impatto di una criminalizzazione massiva di così tante persone sarebbe disastroso su tribunali e carceri, già ampiamente gravati. Alla fine dell’anno Salvini ha fatto un lungo video su Instagram in cui difende questo provvedimento, che evidentemente gli ha creato impopolarità anche tra i consumatori di alcool: per sostenere la bontà di una legge fatta senza ragionevolezza a un certo punto in quel video dice che grazie alle nuove norme sarebbero diminuiti gli incidenti stradali del 25% in sole due settimane, un dato parziale presto smentito da chi su questo lavora da tempo (come l’Associazione amici della polizia stradale, che anzi cita dei numeri - 111 decessi - superiori allo scorso anno).
E non avrebbe potuto essere altrimenti: gli incidenti stradali con morti e feriti nella maggior parte dei casi sono causati dalla velocità. Sapete cosa ha fatto su questo Salvini? Ha introdotto lo stop agli autovelox sotto i 50km/h in città, nelle strade urbane, dette zone 30, e nelle strade extraurbane sotto i 90km/h. Capolavoro.
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